BIOPSIA LIQUIDA PER IL GLIOBLASTOMA

6 Novembre 2019 2 di Roberto Pugliese

In questi ultimi giorni si sono moltiplicati i richiami ai risultati della ricerca coordinata da Erica Carpenter  e condotto presso l’Abramson Cancer Center della Università della Pennsylvania e comparsa sulla rivista scientifica Clinical Cancer Research.

La notizia è stata ripresa da Repubblica e dal Messaggero. All’estero la notizia è comparsa sul PhillyVoice, su DailyMail, ma anche su HemOncToday, MedicalDeviceNetwork e NewsMedical.

Le testate italiane pongono l’accento sul fatto che la coordinatrice è Italiana mentre quelle in lingua inglese sul fatto che il glioblastoma è il tumore che ha colpito anche il senatore John McCain che è stato in corsa per la Casa Bianca. Entrambe le cose sono vere!

La comparsa in contemporanea della notizia su tutte queste testate significa che la ricerca è importante ma ci vorrà ancora del tempo perchè il metodo possa essere applicato su scala globale e diventi pratica medica, considerato che si tratta di una sperimentazione clinica.

Questo studio infatti ha coinvolto 42 pazienti con Glioblastoma Multiforme di nuova diagnosi. I pazienti hanno effettuato esami del sangue alla diagnosi, prima dell’intervento e ad intervalli regolari durante i cicli standard di chemioterapia e radioterapia. I 28 pazienti con una concentrazione inferiore di DNA tumorale libero nel sangue avevano quasi il doppio della sopravvivenza libera da progressione (mediana 9,5 mesi) rispetto ai 14 pazienti con concentrazioni più elevate (mediana 4,9 mesi ). In un’analisi secondaria di 20 pazienti, la biopsia liquida ha rilevato almeno una mutazione in 11 pazienti e tutte queste mutazioni erano diverse da quelle rilevate nell’analisi della biopsia del tumore solido di ciascun paziente.

Gli autori affermano che il rilevamento di ulteriori mutazioni è particolarmente importante, poiché una terapia efficace per il glioblastoma richiederà una combinazione di terapie a causa dell’eterogeneità del tumore. Se la biopsia liquida può darci una visione più completa del profilo molecolare del tumore, possiamo potenzialmente scegliere combinazioni più efficaci per ogni paziente.

La sperimentazione ora andrà avanti coinvolgendo più pazienti e eseguendo il sequenziamento del DNA tumorale per conoscere il profilo molecolare completo di ciascuno.

Questa ricerca che richiederà ancora anni prima di diventare pratica ci dice alcune cose importanti ossiache in futuro (1) probabilmente si faranno biopsie liquide meno invasive e traumatizzanti per il paziente invece che biopsie tradizionali che richiedono comunque un intervento neurochirurgo, (2) che si farà un sequenziamento del DNA tumorale per conoscerne il profilo completo e scegliere la migliore terapia (3) e che ormai è opinione diffusa che il glioblastoma evolve e che non può che essere trattato da una combinazione di trattamenti anche contemporanei che può cambiare nel tempo per seguire il profilo del DNA del tumore.