Cocktail di farmaci per combattere il Glioblastoma Multiforme

17 Marzo 2020 2 di Roberto Pugliese

Era un po’ di tempo che volevo scrivere qualcosa sull’argomento. Qualche giorno a casa a seguito delle misure per limitare la diffusione del nuovo Coronavirus (Covid-19) mi ha dato la possibilità di farlo.

Molti dei sopravvissuti al glioblastoma, si pensi alla storia di Ben Williams ma non solo, hanno utilizzato questo approccio. Interessante è anche la storia di un odontoiatra che lo ha utilizzato per salvare la moglie ammalatasi nel 1999 e ancora in buona salute. L’idea di base dietro a questo approccio è questa: visto che il glioblastoma multiforme è multiforme, meglio attaccarlo in diversi modi così che almeno qualcuno o il loro effetto sinergico possa avere la meglio e salvare il paziente. Per farlo si utilizzano tutti i farmaci off-label che hanno dimostrato una qualche efficacia e non hanno una tossicità tale da uccidere il paziente.

Di fronte a questo approccio ci sono come al solito favorevoli e contrari. Le ragioni dei favorevoli sono essenzialmente:

  • al paziente interessa guarire, non capire perchè è guarito;
  • ricercare un singolo farmaco che sia in grado di sconfiggere il glioblastoma multiforme è impossibile proprio perchè è multiforme.

Le ragioni dei contrari sono:

  • il metodo non è scientifico;
  • visto che il glioblastoma grazie alle sue cellule staminali, sviluppa resistenza, se per caso non viene sconfitto, svilupperà resistenza a tutti i farmaci utilizzati.

Le domande a cui voglio dare risposta in questo articolo sono:

  • Esiste una via di mezzo ossia un modo efficace di utilizzare questo approccio?
  • In che modo possiamo rendere questo approccio più efficace o meglio inutile assumere 20 farmaci se per le caratteristiche del glioblastoma del paziente che sto trattando solo 4 di questi sarebbero utili.

Con l’obiettivo di saperne di più ho incominciato a raccogliere articoli e referenze e mi sono imbattuto nella storia di Stephen Western che collabora con Ben Williams a mantenere aggiornato il suo libro “Surviving terminal cancer”. Stephen mantiene il blog our brain tumor cocktails and stories che raccoglie articoli sull’argomento. Stephen aiuta anche i pazienti a trovare la strada giusta e da consigli a chi desideri seguire questo approccio.

Ovviamente non si possono prendere farmaci a casaccio ed è necessario essere seguiti da un medico che tuttavia è veramente difficile trovare. Questo approccio è anche molto costoso poichè questi farmaci non vengono normalmente forniti dal sistema sanitario nazionale in quanto off-label. Questo approccio inoltre non va utilizzato in alternativa al protocollo tradizionale ma in aggiunta se questo è possibile per ridurre i rischi di accorciare anziché allungare le aspettative di vita del paziente.

Continuando a cercare ho trovato che la Care Oncology Clinic di Harley Street, a Londra, ha iniziato a lavorare per valutare se l’uso di una combinazione di terapie generiche sicure, tollerabili, esistenti, possa rallentare la crescita del cancro e migliorare i tempi di sopravvivenza nei pazienti per i quali altri trattamenti non sono più disponibili o funzionanti. Ne è nato uno studio clinico denominato “Study of the Safety, Tolerability and Efficacy of Metabolic Combination Treatments on Cancer (METRICS)” che ha lo scopo di valutare l’effetto del trattamento dei partecipanti con quattro farmaci metabolici: il Mebendazolo (Vermox), la Doxiciclina (un Antibiotico), l’Atorvastatina (una statina per il colesterolo) e la Metformina (un farmaco per diabetici). Sembra che questi 4 farmaci off-label abbiamo quasi raddoppiato la sopravvivenza nei GBM. I dati verranno raccolti esaminando le cartelle cliniche di circa 200 pazienti da maggio 2017 a maggio 2022. I risultati saranno disponibili nel 2023.

L’approccio di questa clinica è una risposta alla prima domanda che mi ero posto. Anche se sapremo i risultati solo nel 2023 è importante iniziare la sperimentazione clinica per disporre di dati inconfutabili anche se è spesso difficile (per mancanza di fondi) fare della sperimentazione con diversi farmaci prodotti da diverse case farmaceutiche.

La risposta alla seconda domanda può invece venire dalla medicina di precisione ossia da un approccio molto simile a quello descritto nella storia di Sam Kell.