La Storia di Mariella e del suo Glioblastoma

In questi giorni ho ricevuto da Franco un email che raccontava la storia di Mariella e della sua battaglia con il glioblastoma. Ho deciso di pubblicarla integralmente perchè è anche una bella storia d’amore e di come insieme si possono affrontare le sfide difficili che talvolta la vita ci mette davanti.

“Io e Mariella ci siamo conosciuti nel 1990, io avevo 36 anni, lei 34. Entrambi uscivamo dal fallimento dei nostri rispettivi matrimoni, un figlio lei, due io. Ci siamo piaciuti subito e innamorati in pochi giorni e dopo pochi mesi abbiamo deciso di fare casa insieme. Le nostre vite, abbastanza disastrate, piano piano riprendevano forma, i nuvoloni degli anni passati lasciavano il posto ad un bel cielo azzurro di primavera. Eravamo felici come forse non ci saremmo più aspettati di esserlo: i migliori anni della nostra vita! Così viaggio dopo viaggio, Natale dopo Natale, festa di compleanno dopo festa di compleanno, gli anni passavano leggeri e spensierati e noi, come due ragazzini innamorati, eravamo entrati nei cinquanta senza rendercene conto.

Ad ottobre del 2006, appena tornati da una breve vacanza ad Alicudi, dove restammo per una notte sulla spiaggia, quasi fino al mattino, a guardare incantati la volta celeste tempestata da milioni di stelle, di astri, come mai avevamo visto in vita nostra, che solo il cielo terso di quella meravigliosa isola siciliana consente di osservare, che il glioblastoma bussò alla nostra porta. Mariella era una giovane donna in perfetta salute, che si controllava con metodicità, perciò quando i suoi colleghi di lavoro mi avvertirono che era stata portata al pronto soccorso, pensai subito al cuore. Volai con lo scooter per arrivare prima possibile in ospedale. La vidi su una lettiga confusa, con uno sguardo perso che non potrò dimenticare. I medici non si sbilanciavano, l’unica cosa che seppi fu che si era trattato di una crisi epilettica. Ci vollero giorni per sapere  più o meno la diagnosi vicina alla verità: mi parlarono di astrocitoma. Come si dice il buon giorno si deve al mattino!

Andammo al Besta di Milano, che mi trovai da solo navigando in internet. Nella mia città, Messina, il primario di neurochirurgia del policlinico universitario, nonché, all’epoca, rettore dell’università, dopo avere definito la diagnosi, specificando che si trattava di glioblastoma multiforme,  mi disse che non era operabile e che il tempo che le restava da vivere non superava i tre mesi.

A Milano cambiò tutto, Mariella fu operata, il tumore in zona parietale sinistra rimosso, e radio e chemio, allontanarono il mostro per circa quattro anni. L’operazione al cervello durata più di 10 ore, lasciò i suoi strascichi. Mariella aveva una leggera afasia, leggeva e scriveva con una certa difficoltà, non sopportava i rumori e spesso guardava la TV a volume quasi spento. Purtroppo smise di cantare. È stata una cantante, ancorché dilettante, di buon talento e le sue prove in casa deliziavano me e buona parte del vicinato.

In quei quattro anni abbiamo fatto una vita quasi normale, solo un po’ più calma, comunque con molti viaggetti, molte visite ai figli sparsi in varie città del nord e una meravigliosa crociera nel mar Egeo. Una seconda crisi epilettica fu il segnale che il glioblastoma, purtroppo, non si era dimenticato di noi, infatti tornò. Nuova operazione al Besta, radio e chemio. Questa volta gli esiti furono più pesanti, tutti i problemi della prima operazione si intensificarono, però lasciarono a Mariella una discreta autonomia.

Due anni dopo stavamo andando in pullman con amici ad un santuario in montagna, quando Mariella iniziò ad avere un tremito nella gamba destra che non poteva controllare. Capii subito, la portai al più vicino pronto soccorso e lá, sulla lettiga di quell’ospedale, ebbe la sua terza crisi epilettica, che preannunciava il ritorno della malattia. La risonanza del giorno seguente confermò i miei sospetti, però questa volta la situazione era drammatica. Il tumore si era riformato in una zona inoperabile, dovevamo arrenderci.

Furono tre mesi di straziante sofferenza, per Mariella che piano piano si spegneva e per me che non potevo in alcun modo aiutarla. Nel freddo, piovoso, scuro e triste pomeriggio del 25 gennaio 2013, Mariella lasciava questo mondo, spero per recarsi in una dimensione senza dolore e senza malattie, dove potrà riavere quel dolce sorriso che mi piaceva tanto.

Io ho continuato a vivere, ho cambiato città, ho una compagna con la quale siamo felici e ci vogliamo bene. Non dimentico però il glioblastoma, sono sempre disponibile per dare il mio aiuto e sono certo che un giorno verrà sconfitto e quel giorno vorrò festeggiare per onorare la lotta coraggiosa di Mariella contro un nemico che si ha vinto, ma non  l’ha sconfitta, perché non ha mai abbassato la testa, non ha mai indietreggiato, né mai le sono tremate le gambe. (A Mariella)”.

Spero che questa storia vi sia piaciuta. È una storia di amore e di speranza. Franco l’ha giustamente dedicata a Mariella, e io la dedico a tutti quelli che oggi stanno combattendo contro il glioblastoma che come Franco sono convinto che presto riusciremmo a domare.