Il Trattamento del Glioblastoma: L’Importanza di Scegliere con Cura
Molto spesso, pazienti e caregiver sono alla ricerca di consigli e di suggerimenti sui percorsi di cura più efficaci. La mia risposta è sempre quella di chiedere agli specialisti che conoscono il caso specifico, sono in grado di leggere e comprendere tutti i referti e possono fornire risposte mirate. Un’altro consiglio è quello di chiedere più opinioni e alla fine scegliere seguendo l’istinto che è un metodo formidabile per prendere decisioni complesse come queste. Spesso suggerisco quando possibile di partecipare alle sperimentazioni cliniche perchè diversi articoli scientifici dicono che i pazienti che lo fanno mediamente ottengono risultati migliori. Ma non sempre è possibile e presi dalla disperazioni pazienti e caregiver sono alla ricerca di qualcuno che gli offra speranza. E come dico sempre, quando c’e’ odore di sangue, arrivano gli squali. Gli squali sono quelli che promettono cure miracolose, si chiedono come mai i centri specializzati non propongano queste cose miracolose che funzionano e costano anche poco. Spesso pazienti e caregiver seguono questi percorsi che alla fine si dimostrano costosi e talvolta anche molto costosi e purtroppo inefficaci. Eppure ci sono semplici domande che possono essere fatte per ottenere i dati che contano, che spesso sono anche pubblicati su riviste scientifiche e sono quindi verificabili. Se vi dicono che questi dati non ci sono e vi parlano di complotti allora il mio consiglio è quello di stare alla larga. Se vi forniscono i dati allora potete ragionare assieme al team che vi sta curando e comunque assieme a uno specialista e prendere una decisione informata. Se queste cure sono all’estero, lo specialista può anche scrivervi una lettera di supporto che potete utilizzare per chiedere un supporto economico all’azienda sanitaria locale di residenza.
Recentemente un paziente mi ha chiesto informazioni sull’IOZK di Colonia. Il centro ha fornito in risposta alla nostra richiesta di dati alcuni articoli. Uno di questi in particolare era proprio quello che cercavamo: Individualized Multimodal Immunotherapy for Adults with IDH1Wild-Type GBM: A Single Institute Experience. In realtà conosco questo centro perché è li che siamo andati nel 2018 con Emanuele. Questo articolo fornisce tutte le informazioni necessarie a prendere una decisione. Eccone un breve riassunto.
Lo studio condotto dall’istituto, dal Prof.Van Gool e dal suo team descrive il suo approccio innovativo all’immunoterapia multimodale individualizzata per adulti con GBM IDH1 wild-type. Questo studio rappresenta un passo avanti nella comprensione di come trattamenti personalizzati possano influenzare positivamente l’evoluzione della malattia, promettendo miglioramenti nell’aspettativa di vita dei pazienti senza produrre effetti collaterali significativi.L’approccio multimodale individualizzato, che combina diverse tecniche di immunoterapia come le vaccinazioni con cellule dendritiche e la terapia con virus oncolitici e l’ipertermia, mira a ottimizzare la risposta immunitaria contro il tumore. Ma arriviamo ai dati concreti: sono stati trattati 50 pazienti dal 2015 al 2022. La mediana dell’OS (Overall Survival) di 28 pazienti con GBM non metilato è stata di 22 mesi (2y-OS: 39%). L’OS di 22 pazienti con GBM metilato è stata significativamente migliore (p = 0.0414) con 38 mesi (2y-OS: 81%). Graficamente sono molto chiare ed esplicative queste curve, in cui ahimè c’e’ anche il caso di Emanuele.
Il successo di questo metodo suggerisce un cambiamento paradigmatico nel trattamento del GBM, offrendo una speranza per i pazienti e le loro famiglie. Nel contesto dell’evoluzione rapida delle terapie per il GBM, l’articolo sottolinea anche l’importanza di sostenere la ricerca e lo sviluppo di nuovi trattamenti. Mentre l’immunoterapia multimodale individualizzata offre un potenziale significativo, è solo uno degli approcci emergenti nel campo oncologico. La collaborazione tra ricercatori, clinici e pazienti è fondamentale per accelerare il progresso e migliorare le prospettive di sopravvivenza per chi affronta il GBM.
Concludendo, mentre le storie di sopravvivenza miracolosa possono offrire speranza, la decisione di intraprendere specifici trattamenti dovrebbe essere basata su una valutazione approfondita delle opzioni disponibili. Chiedere dati specifici, comprendere i costi e le procedure di trattamento, e valutare criticamente le opzioni terapeutiche sono passi essenziali per navigare nel complesso panorama delle cure per il glioblastoma. Con l’avanzamento della scienza e la continua ricerca di migliori trattamenti, l’obiettivo rimane quello di offrire ai pazienti la migliore possibilità di una vita più lunga e di qualità.
Salve,
purtroppo da quello che leggo e da quello che so il glioblastoma negli ultimi 20 anni se non di più, non ha dato qualche mese in più su chi riesce ad attuare il famoso protocollo stupp, operazione, chemio e radio. Io penso che per sconfiggere i tumori bisogna iniziare un approccio diverso dove la dittatura sanitaria chemio e radio si apra anche a chi viene considerato eretico. Tra l’altro da Bologna il famoso protocollo Stupp viene fatto fino a 50 anni. Vorrei inoltre ricordare che a 5 anni per molti tumori la percentuale è molto bassa meno di quanto viene detto in giro o del vicino che ti dice io ce l’ho fatta. Mia madre 77 anni sta per morire con un glioblastoma non trattato qua a Bologna sia per età che perché le famose cure sono peggio del male e dire che il primo tumore al cervello io lo vidi in familia nel 1990. Mi sembra che non solo le cose non sono migliorate ma nel dubbio peggiorate, comunque continuare così non cambierà niente neanche in altri 20 anni. Scusate lo sfogo M.B.
Di fatto, oggi, molti tumori sono gestibili e cronicizzabili, se non guaribili. Il glioblastoma, per tutte le sue particolarità, appare un caso a parte anche se un dottore del San Raffaele mi ha detto che già oggi è cronicizzabile … sarà. Ma c’è vera speranza nei nuovi approcci multipli, come quello messo in atto dai ricercatori della Casa Sollievo della Sofferenza guidati da Angelo Vescovi e si concentrano non sulla massa tumorale ma sulle staminali del cancro, cercando un farmaco che inattivi una della 4 proteine principali: un approccio multiforme, dunque. Il problema è che chi ha avuto la diagnosi adesso non potrà aspettare. Confido però che entro una decina di anni si arriverà a una soluzione, lo spero per chi riceverà al diagnosi fra una decina di anni.