Novità della Ricerca sul Glioblastoma nel Terzo Bimestre 2023

Puntuale come al solito, questo è il ventunesimo articolo del progetto che ha l’obiettivo di raccogliere periodicamente (ogni due mesi) le novità della ricerca sui trattamenti possibili per il glioblastoma multiforme. 
Di seguito le notizie che abbiamo ritenuto più significative. Come per gli articoli precedenti della serie ogni notizia sarà preceduta dal titolo originale con link alla fonte e seguita da un breve commento. Il criterio con cui vengono scelte le notizie è sempre quello di includere in generale le sole notizie relative a ricerche in fase clinica, a meno che il potenziale della ricerca per il trattamento del glioblastoma non sia veramente notevole.

Interstitial photodynamic therapy for newly diagnosed glioblastoma 
Le curve di sopravvivenza per questo studio clinico sono molto buone e tenuto conto che lo studio ha coinvolto pazienti con tumori inoperabili rende i risultati ancora più interessanti. La sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana è stata di 16.4 mesi, e la sopravvivenza totale mediana è stata di 28.0 mesi. Il 43.8% dei pazienti ha avuto un PFS  superiore ai  24 mesi.  Il 5-Ala, un colorante viene somministrato al paziente. Il colorante viene assorbito dalle cellule tumorali molto più che dalle cellule normali. Questo colorante viene già utilizzato durante l’intervento chirurgico in modo da rendere al chirurgo più facilmente visibile il tumore. Quando il colorante viene eccitato dalla luce (o dagli ultrasuoni se utilizzato con la terapia sonodinamica), uccide le cellule che assorbono il colorante. In questo studio sono state utilizzate delle fibre ottiche per fornire la luce attraverso un piccolo foro nel cranio. Non abbiamo ancora risultati relativi alla terapia sonodinamica per capire quale delle due strade funziona meglio. La terapia sonodinamica avrebbe il vantaggio di non essere invasiva mentre la terapia fotodinamica richiede l’accesso diretto all’area.

DCVax®-L: Mechanism of Action, Immunological Effects, and Clinical Trial External Controls Methodology  
Questa presentazione cerca di fare chiarezza sui risultati della sperimentazione clinica DCVax per il glioblastoma. È stato infatti criticato da molti l’utilizzo dei gruppi di controlli esterni nella sperimentazione. Recentemente ci sono stati diversi casi in cui negli studi di lunga durato non è stata fatta una stratificazione in base ai biomarcatori che influenzano in modo significativo i risultati. Lo scopo della randomizzazione dovrebbe infatti essere quello di distribuire questi diversi fattori prognostici equamente tra i gruppi di trattamento e di controllo. Utilizzando gruppi di controllo esterni, possiamo tenere conto di ogni indicatore prognostico noto. Inoltre, se viene identificato un nuovo fattore prognostico prima che i dati vengano riportati, possiamo ricreare il gruppo di controllo esterno tenendo conto di questo nuovo fattore. Questo metodo, almeno per malattie gravi e rare come nel caso del glioblastoma a mio modesto parere è anche più etico poichè non sprechiamo la vita di un paziente somministrando il solo placebo o il solo standard di cura che in realtà sappiamo non essere in grado di curare la malattia. La presentazione spiega anche bene il meccanismo d’azione del DCVax.

Vorasidenib first ‘game changer’ in 20 years for patients with IDH-mutant grade 2 glioma  
Questo studio mostra che Vorasidenib ha più che raddoppiato il tempo mediano di sopravvivenza libera da progressione da 11 mesi a 27 mesi e più della metà dei pazienti è ancora viva, quindi la sopravvivenza mediana non è stata ancora calcolabile. Questo studio si è concentrato su pazienti con glioma mutato. Il Vorasidenib è un farmaco mirato, progettato per funzionare specificamente su pazienti con una mutazione in IDH1 o IDH2. Secondo la nuova classificazione dei tumori cerebrali questi tumori non sono classificati come glioblastomi. Se l’istologico indica IDH wildtype vuol dire che non sono presenti mutazioni IDH.

Use of proton pump inhibitors (PPI) in glioblastoma (GBM) and relationship to overall survival in a national real-world evidence (RWE) database. 
Il dottor Castro ha ipotizzato che l’uso di inibitori della pompa protonica (PPI) possa avere un impatto negativo sulla sopravvivenza dei pazienti con glioblastomi. In genere, testare una tale ipotesi sarebbe impegnativo e costoso. Tuttavia, in questo studio è stato utilizzato un registro completo dei farmaci assunti dai pazienti. Analizzando questi dati è possibile dimostrare un significativo effetto negativo associato all’uso di PPI. Questo effetto potrebbe potenzialmente essere significativo come la differenza tra lo stato MGMT metilato e non metilato. Gli inibitori della pompa protonica includono Omeprazolo (Prilosec), Esomeprazolo (Nexium), Lansoprazolo (Prevacid) Rabeprazolo (AcipHex), Pantoprazolo (Protonix), Dexlansoprazolo (dexilante) e Zegerid (Omeprazolo con bicarbonato di sodio).

Targeting the IL4 receptor with MDNA55 in patients with recurrent glioblastoma: Results of a phase IIb trial 
L’MDNA55 è una tossina mirata al recettore dell’interleuchina 4 (IL4R) che è sovraespresso nel GBM così come nelle cellule del microambiente tumorale. L’alta espressione di IL4R è associata a scarsi risultati clinici. L’MDNA55 è stato somministrato per via intratumorale come trattamento a dose singola. L’MDNA55 ha mostrato un profilo di sicurezza accettabile in tutti i pazienti valutati (n = 44) con glioblastoma ricorrente non operabile. La sopravvivenza media è stata di 11,64 mesi e l’OS-12 è stata del 46%. Un sottogruppo (n = 32) trattati con alte dosi di MDNA55 ha mostrato il miglior beneficio con mOS di 15 mesi, OS-12 del 55%. Sulla base dei criteri mRANO, il controllo del tumore è stato osservato nell’81% (26/32), compresi quei pazienti che hanno mostrato una pseudo-progressione (15/26).

Powerful chemotherapy drug reaches brain tumors using novel ultrasound technology
Questo è il primo studio a quantificare l’effetto dell’apertura della barriera emato-encefalica basata sugli ultrasuoni sulle concentrazioni di chemioterapia nel cervello umano. L’apertura della barriera emato-encefalica ha portato a un aumento da quattro a sei volte delle concentrazioni di farmaco nel cervello. Gli scienziati hanno osservato questo aumento con due diversi potenti farmaci chemioterapici, il paclitaxel e il carboplatino. Questo è anche il primo studio a descrivere la velocità con cui la barriera emato-encefalica si chiude dopo il trattamento con tecnologia a ultrasuoni. Nella maggior parte dei casi il ripristino della barriera emato-encefalica avviene nei primi 30-60 minuti.

Questo è tutto per questo numero sulle novità della ricerca. Ricordatevi di registrarvi ed inserire il vostro profilo paziente in Glioblastoma Navigator, il sistema è attivo e sono stati preparati due video tutorial. Un Video Tutorial per Pazienti e Caregiver e un Video Tutorial per Specialisti (Medici e Ricercatori).
Un in bocca al lupo di cuore e un sincero augurio a tutti coloro che stanno combattendo contro il glioblastoma e ai loro cari!