Terapia CAR-T a doppio bersaglio: una nuova speranza contro il glioblastoma recidivante
Come sappiamo il glioblastoma multiforme (GBM) è noto per la sua aggressività e per l’elevata tendenza a recidivare dopo i trattamenti standard, che includono chirurgia, radioterapia e chemioterapia. La prognosi per i pazienti con GBM recidivante è spesso infausta, con una sopravvivenza media che varia tra i 6 e i 10 mesi. Negli ultimi anni, la ricerca si è concentrata su approcci innovativi per affrontare questa sfida, tra cui l’immunoterapia con cellule CAR-T.
Recentemente, un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania ha sviluppato una terapia CAR-T che prende di mira due antigeni specifici presenti nelle cellule tumorali del glioblastoma: il recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR) e il recettore alfa 2 dell’interleuchina-13 (IL13Rα2). Questa strategia mira a superare l’eterogeneità del tumore, che spesso contribuisce alla resistenza ai trattamenti. La terapia è stata somministrata direttamente nel liquido cerebrospinale, permettendo alle cellule CAR-T di raggiungere più efficacemente il sito del tumore.
In uno studio clinico di fase I, presentato all’American Society of Clinical Oncology (ASCO) e pubblicato su Nature Medicine, 18 pazienti con GBM recidivante hanno ricevuto la terapia CAR-T a doppio bersaglio. Tra i 13 pazienti con tumori misurabili al momento dell’infusione, 8 (62%) hanno mostrato una riduzione delle dimensioni del tumore. Sebbene in molti casi il tumore sia ricomparso dopo 2-3 mesi, alcuni pazienti hanno mantenuto una malattia stabile per oltre un anno, con uno in particolare che ha mostrato stabilità per più di 16 mesi.
Questi risultati rappresentano un passo avanti significativo nella lotta contro il glioblastoma. La capacità della terapia CAR-T a doppio bersaglio di ridurre le dimensioni del tumore in una percentuale significativa di pazienti suggerisce che l’immunoterapia potrebbe diventare una componente fondamentale nel trattamento del GBM. Tuttavia, la durata limitata della risposta in molti pazienti indica la necessità di ulteriori ricerche per migliorare la persistenza e l’efficacia delle cellule CAR-T.
Attualmente, i ricercatori stanno esplorando l’aggiunta di un terzo bersaglio alla terapia per aumentare la durata della risposta e stanno pianificando studi su pazienti con diagnosi recente di GBM, che potrebbero trarre maggior beneficio dalla terapia grazie a una migliore salute generale.
La terapia CAR-T a doppio bersaglio rappresenta una promettente frontiera nella cura del glioblastoma multiforme recidivante. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per ottimizzare l’efficacia e la durata della risposta, questi risultati offrono una nuova speranza per i pazienti affetti da questa forma aggressiva di tumore cerebrale.
Magari! Urge mettere a punto quanto prima questa terapia per renderla utilizzabile da tutti gli ammalati. Questa mia speranza morirà quando finalmente ci sarà un rimedio efficace e definitivo per tutti e non vedrò più nessuno arrendersi al male come è accaduto a mio figlio nonostante la sua forza e il suo coraggio.
Come funzionano queste ricerche? Ovvero la sperimentazione dell’università della Pensylvania spinge centri di ricerca anche in Italia a fare ulteriore sperimentazione o tutto è fermo fino a quando la sperimentazione in Pensylvania non dà risultati certi e l’Agenzia dei farmaci europea prima e italiana poi approvano i nuovi protocolli?
Buona sera a tutti. I vostri messaggi sono per me una grande fonte di forza e speranza. Una persona a me molto cara sta affrontando lo stesso percorso: gli è stato diagnosticato un glioblastoma di grado 4, con metilazione del gene MGMT. È stato operato a dicembre 2024 e ha seguito il trattamento con radioterapia e chemioterapia concomitanti. Dopo l’intervento, ha purtroppo riportato una compromissione dell’udito. C’è qualcuno che ha vissuto un’esperienza simile? Inoltre, c’è chi segue una dieta specifica o consigliata in questi casi?
Roberto Pugliese la ringrazio per la possibilità che da alle persone.