
Il sogno dell’abbraccio
La notte scorsa ho fatto un sogno.
Di quelli che non sono solo immagini, ma incontri.
Un sogno che resta, che consola, che trasforma.
Camminavo lungo il crinale di una montagna.
Sospeso tra il cielo e la terra, tra l’aria sottile dell’altezza e la forza della roccia sotto i piedi.
Poi, il sentiero ha iniziato a scendere, e con passo sicuro sono arrivato alla base, dove mi aspettava un lago.
Le sue acque ferme, profonde, silenziose. Come uno specchio dell’anima.
Da un altro versante, una vettura scendeva anch’essa dalla montagna.
L’ho vista finire nel lago, e senza esitazione mi sono precipitato per salvare chi era dentro.
Ho raggiunto l’auto. Non affondava.
L’ho guidata io stesso fino all’altra sponda, spinto dal desiderio di proteggere, di arrivare dall’altra parte, di non lasciare nessuno indietro.
E lì, sulla riva opposta, in un villaggio sperduto che sembrava fuori dal tempo e dallo spazio, mi sono seduto.
Emanuele è venuto a trovarmi.
Era lui.
Mio figlio.
Così come lo ricordo, così come continua a vivere nel mio cuore.
Ci siamo abbracciati.
Un abbraccio pieno, vero, che dice tutto quello che le parole non sanno dire.
Emanuele, che non sognavo da tanto tempo, è tornato.
La sera prima avevo acceso delle candele per lui.
Un piccolo gesto, una luce nella notte.
Forse è stata quella luce ad aprire la porta.
Forse è stato l’amore, che non si spegne mai.
Non so se questo sogno sia un messaggio, un ricordo, una visita.
So però che è stato reale, nel modo in cui solo l’amore riesce ad esserlo.
So che quell’abbraccio resterà con me.
E che, anche nel buio, anche quando il dolore torna a farsi sentire, c’è un villaggio sperduto dentro di me dove possiamo ancora incontrarci.
E lì, ogni volta che ne avrò bisogno, tornerò.
Che Dio continui ad esserti vicino, perchè Emanuele è accanto a lui.
Caro Roberto, il filo dell’amore non si spezza mai per le persone che amano in modo particolare per i figli. Loro ci proteggono perché sono con Dio, angeli, che guidano i nostri passi.
Carissimo Roberto.
Il vostro lavoro nel sito con il vostro impegno quotidiano nella ricerca, guidati dalla forza dell’amore per Emanuele, insegna, ed è utile a tutti noi. Sono ancora vivo probabilmente proprio grazie alle vostre pubblicazioni!
Sono un Emanuele … siamo TUTTI degli Emanuele … siamo tutti vostri figli! Il vostro sforzo per scoprire come sconfiggere un nemico invisibile e apparente invincibile, da una mano a tutti noi, non è solo speranza ma atti pratici, ci aiuta nelle decisioni delle scelte da intraprendere, ci da il coraggio di dire: io non mi arrenderò così, io voglio combattere! Farò qualcosa, sceglierò il percorso più efficace, mi difenderò, correrò più veloce dell’orologio!
Non so per quanto tempo ancora mi assisterà la fortuna per esserci ancora, e nemmeno so se anche non intraprendendo alcuna difesa, sarei comunque arrivato ad essere ancora con voi oggi per scrivervi queste righe.
Ma so ciò che è certo: ogni mia conoscenza in merito e soprattutto le scelte ponderate ed effettuate sino ad oggi (che siano state efficaci, o forse poco, oppure nulla), sono scaturite dai riassunti delle letture delle vostre pubblicazioni; sono il risultato del vostro impegno guidato dall’amore illimitato di un padre per il proprio figlio.
Siete il nostro faro nella tempesta, la nostra guida e nostro punto di riferimento, nella speranza di una nuova scoperta che ci dia ancora futuro. E questa speranza mi da e sicuramente CI da, la forza per combattere!
Mi auguro di poter essere ancora qua tra un anno, e poter riscrivervi esattamente come sopra, parola per parola, lettera per lettera, punto per punto!
Grazie Roberto.
Da me, dai miei cari e dai tanti pazienti come noi, grazie da tutti!
Gianluca.
Grazie a te Giuanluca, le tue parole sono ricche di significato e mi danno conforto e mi spingono a continuare su questa strada. Un abbraccio
Caro Roberto (mi permetto di darti del tu)
Nel tuo sogno leggo la tua storia.
All’inizio camminavi su un crinale, con poche certezze ma con la forza della roccia sotto i tuoi piedi.
Adesso il sentiero è in discesa, hai molte più conoscenze e molte persone che ti prendono come punto di riferimento, quindi cammini sicuro.
Ma il lago della conoscenza è grande e ci sono auto (persone) che ci cadono dentro senza sapere come fare. Tu, senza esitare, ti butti e aiuti. E alla fine, arriva il premio più grande, l’abbraccio di Emanuele. Che secondo me vuol dire: “Bravo papà continua così”.
Sono la mamma di una ragazza di 19 anni morta di glioblastoma a 4 mesi dalla diagnosi.
Questo sito mi è stato di aiuto per sentirmi meno sola nell’affrontare la malattia.
Grazie